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    Spaccapietre: incontro con i registi Massimiliano e Gianluca De Serio

    MGFF School in the city è un percorso costruito per il presente e per il futuro dei Ragazzi, tracciato dalla visione di film scelti allo scopo di sensibilizzare e affrontare, in presa diretta con i registi, tematiche importanti e contemporanee. Il progetto ha previsto il supporto fondamentale di Rai Play e MyMovies per la visione dei film e del giornalista Antonio Capellupo.

    Il capolarato è la prima tematica affrontata dalla III edizione del Magna Graecia School in the city con l’analisi del lungometraggio “Spaccapietre” assieme ai registi Massimiliano e Gianluca De Serio in collegamento streaming.

    Da sempre vicini ai giovani, i fratelli De Serio sono stati a lungo membri di una giuria per ragazzi, imparando a conoscerne interessi e sensibilità. Hanno affrontato con dovizia di particolari e onesta trasparenza la curiosità dei ragazzi e le domande sorte, a seguito della visione del film.

    Presentato in concorso alle “Giornate degli Autori” della 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, SPACCAPIETRE avrebbe debuttato nelle sale a partire dal 7 settembre 2020, se non fosse stato per il Covid-19.

    Samuele Carrino e Salvatore Esposito in una scena di Spaccapietre

    Retroscena

    Il dramma raccontato nel film mostra le condizioni precarie e

    di altissima povertà, annesse alla totale mancanza di assistenza e di diritti attraverso la storia di Rosa, ispirata dai fatti realmente accaduti alla nonna dei fratelli, Rosa Cecchino. Come raccontano i De Serio: «Era una bracciante incinta di due gemelli. A seguito di un aborto spontaneo causato dalla fatica e dal sole, morì a soli 35 anni».

    Per legare il film alla vita personale, i registi hanno inserito richiami familiari: Il protagonista ha lo stesso nome del padre e l’età a cui morì sua madre, la protagonista femminile (Rosa) ha il nome della nonna e la foto dell’antenato spaccapietre che si vede nel film, è la reale foto del nonno dei registi.

    Nel 2006 avevano affrontato in maniera traslata gli stessi temi in chiave documentaristica e, quando nel 2015 morì Paola Clemente, poco distante dalla provincia di Foggia, iniziarono a buttar giù le idee. Il caso suscitò interesse della stampa e indignazione dell’opinione pubblica e i registi iniziarono le ricerche, leggendo libri d’inchiesta e ascoltando tanti racconti differenti.

    «Abbiamo incontrato tanti ragazzi, alcuni comparse nel film. Abbiamo ripreso dei dialoghi in cui ci raccontavano la realtà vissuta nei ghetti. Ciò che abbiamo visto è anche peggio di ciò che abbiamo raccontato»

    Il bambino è stato bravissimo, la mamma lo ha aiutato tantissimo, ripeteva le battute ed è stato sempre attento, nonostante la tematica difficile.

    Backstage in Puglia del film SPACCAPIETRE. In foto i registi Gianluca e Massimiliano De Serio

    Ciak memorabili e/o complessi

    Massimiliano e Gianluca De Serio hanno citato due scene presenti nel film “Spaccapietre”:

    La violenza del padre

    «L’idea era diversa dalla resa in montaggio. Volevamo un unico piano sequenza che raccontasse la violenza di Giuseppe. Siamo andati avanti tutti la notte a girare, con circa 27 ciak diversi. C’erano tante cose da coordinare e non è stato facile.»

    La scena dell’incendio

    «C’erano tante comparse da gestire ed il pericolo delle fiamme da non sottovalutare! La scena è stata difficile da coordinare, ma il contesto e alcuni particolari momenti, l’hanno resa anche divertente».

    Samuele Carrino (di spalle) e Salvatore Esposito in scena

    Consigli per il futuro

    «Fare cinema dovete considerarlo non impossibile, ma alla portata di tutti! Mettetevi insieme a qualche vostro amico, dividendo i ruoli in base alla propensione, costruite e sviluppate idee e storie». I registi hanno spinto i ragazzi a credere nella possibilità di realizzare un progetto audiovisivo, con il supporto di una buona dose di film visti e di letture sull’argomento. E’ stata anche l’occasione per invitarli a confrontarsi con la scrittura degli altri, per migliorare al fine di riuscire a comunicare la storia e farla capire, descrivendo al meglio le proprie idee. «Il cinema ti lascia libero di esprimerti. Andatevi a cercare qualcosa di eccentrico e diverso, per alimentare il desiderio di libertà».

    Un altro consiglio che i De Serio hanno lasciato ai ragazzi è di non sottovalutare i silenzi. Contrariamente da quanto si possa pensare, il silenzio è un elemento caratterizzante del film, del protagonista (quando non è una personalità loquace). I registi venivano da un progetto precedente intitolato “Sette opere di misericordia” caratterizzato da molti silenzi, allo scopo di ripartire da un piano più essenziale dell’audiovisivo.

    Trama

    «Abbiamo immaginato una storia in cui la figura materna viene a mancare e come un padre disoccupato e un figlio, che si ritrovano in questa situazione, possano continuare a vivere».

    “Spaccapietre” affronta la storia di un padre e di un figlio nel difficile universo del capolarato. Guardarsi indietro senza smettere di avanzare nel presente, nonostante lungo il percorso si debba affrontare la perdita di persone importanti. Il film necessita di essere accompagnato e introdotto da un adulto, ma non dev’essere vietata la visione ai bambini che, secondo i registi: «Di violenza ne vediamo tanta, ma l’età c’entra poco».

    Antonio tira fuori la propria forza e ribellione solo alla fine del film. Lo scopo principale è proteggere il figlio e dargli un futuro, il suo intento è creare una bolla, fino al momento in cui attraverso il binocolo il bambino gli mostrasse la violenza su sua moglie. La sua reazione in questo caso è rabbia che esplode, anche in maniera goffa, e dopo non si può fermare.

    Allarme Spoiler: Il finale

    “Spaccapietre” vuole essere una critica aspra alla mancanza di Stato, diretta a destare attenzione e poter inviare un messaggio e destare l’attenzione. L’uomo e animale sono spesso universi vicini e la violenza fisica, che compone gran parte del film, appartiene al mondo animale come metafora, ma c’è un’azione successiva in cui Rosa, con le viscere del cinghiale, esprime la doppiezza dell’essere umano: la brutalità e l’istinto amorevole. Dietro un’idea di composizione del quadro, i De Serio hanno cercato di adattare le tematiche attraverso la coreografia interpretata dagli attori e dalla presenza in scena dell’animale.

    La scelta di un finale aperto è dettata dal momento, in cui c’è l’illusione che una persona morta possa tornare. Il film è cupo, ma vuole essere positivo e affrontare la comunione familiare e il superamento di fase fondamentali della propria vita, come la crescita e l’abbandono di certe sofferenze. La violenza nell’uso della terra e nelle piccole cose è una sofferenza per coloro che la subiscono e purtroppo la storia si ripete continuamente.

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