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    Padrenostro: incontro con il regista Claudio Noce

    MGFF School in the city è un percorso costruito per il presente e per il futuro dei Ragazzi, tracciato dalla visione di film scelti allo scopo di sensibilizzare e affrontare, in presa diretta con i registi, tematiche importanti e contemporanee. Il progetto ha previsto il supporto fondamentale di Rai Play e MyMovies per la visione dei film e del giornalista Antonio Capellupo.

    Gli attentati e il terrorismo sono le tematiche affrontate dal secondo incontro del Magna Graecia School in the city con l’analisi del lungometraggio “Padrenostro” del regista Claudio Noce, non che vincitore come miglior film della III edizione della rassegna.

    Il film presentato alla 77° mostra cinematografica di Venezia, ha ottenuto la Coppa Volpi per il ruolo da protagonista, interpretato da Pierfrancesco Favino.

    Retroscena

    La scelta del titolo

    «E’ sempre difficile, va ben oltre l’artistico, ma dev’essere di richiamo per i mercati e ho pensato che doveva avere a che fare con l’idea che dovesse essere “il padre di tutti”, non solo il mio. Così ho pensato al riferimento religioso e l’ho detto in ascensore a Pierfrancesco (Favino) prima della riunione»

    Noce ha racccontato che il titolo non solo è provocatorio, ma appartiene a ognuno di noi in maniera universale, al punto da non aver bisogno di traduzioni trattandosi di un concetto già presente nella religiosità di gran parte del mondo.

    La scelta del protagonista

    Pierfrancesco Favino, non solo ha una stretta somiglianza con il padre di Noce, ma il regista ha elogiato la sua grande capacità di entrare nei personaggi, che lo rende uno dei migliori attori italiani di oggi. Inoltre, Noce ha ammesso di aver desiderato di vivere la storia di Christian, con il quale ha avuto l’opportunità di calarsi in altri panni, totalmente opposti ai suoi.

    Pierfrancesco Favino e Mattia Garaci in scena

    Analisi dei personaggi

    «La storia di amicizia mi serviva per rappresentare quell’amico che ti aiuta nel percorso e che permettesse a Valerio di evadere dal clima teso di casa e per questo che l’amico appartiene al mondo delle favole, dell’immaginario»

    Il nome di quell’amico immaginario è Christian. Vediamo lui e Valerio da adulti, in un incontro casuale dopo molti anni di lontananza, riportando a galla la paura. Noce sceglie di sfruttare la libertà di sceneggiatura, usando la figura di Christian come un fantasma (compare e scompare nel corso del film), assumendosene i rischi e portando lo spettatore a pensare che quel ragazzo sia una proiezione del padre, ma non è così.

    «Adoro la scena del superotto, mi piace l’uso della cinepresa e lo sguardo del padre in cui Valerio vede l’eroe ferito. E’ un momento in cui i bambini sono presenti fisicamente, ma lontani dai discorsi degli adulti, eppure inevitabilmente li ascoltano e ne ascoltano i discorsi, ne percepiscono la paura. Ed è lì che l’espressione del dolore attraverso il disegno di Valerio. Non sa cosa accade, non capisce perché accade, ma percepisce la paura e la prova profondamente.»

    Consigli per il futuro

    La scoperta di un dolore radicato e per certi versi, anche mescolato a elementi variegati e complessi, ha portato Claudio Noce a spiegare agli studenti presenti in streaming, di quanto il cinema possa essere terapeutico.

    «Il percorso artistico che porta alla stesura del film è pieno di insidie e momenti belli, in cui si sblocca qualcosa, si solcano sentieri che fino a quel momento non avevi percorso» ha dichiarato Noce.

    Attraverso i colori si evidenzia l’importanza degli elementi visivi per rappresentare le emozioni contrastanti e le situazioni opposte. All’interno di “Padrenostro” si evidenzia un gioco di cromature contrastanti, come ad esempio gli abiti scuri del lutto e abiti celesti della festa, come una sorta di “prima” e “dopo” che scandisce la vita attraverso i silenzi, in grado di trasmettere emozioni.

    « Ricordatevi di scrivere anche i silenzi se volete fare cinema. La nostra vita è fatta di silenzi che contengono tante cose.»

    Trama

    Ambientato nella Roma del 1976, il film racconta l’attacco terroristico subito dal noto magistrato Alfonso Le Rose, sotto gli occhi del figlio Valerio. I genitori pensano che Valerio dorma, invece lui non parla con nessuno di ciò che ha visto e da quel momento la sua infanzia si consuma nella paura e in un costante stato di allerta. La vita della famiglia Le Rose cambia, nonostante i tentativi dei genitori di celare a lui e alla sua sorellina Alice la pericolosità della loro esistenza sotto scorta. In questo contesto, l’antica abitudine di Valerio di inventarsi amici immaginari trova una materializzazione in Christian, un ragazzo di poco più grande ma apparentemente molto meno spaventato dalla vita.

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