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    Ugo Tognazzi: 100 anni del mattatore per festeggiare i 19 anni di MGFF

    Uno dei mattatori più noti della commedia italiana, un artista eccezionale e una famiglia ricca di talenti.

    Con circa 160 pellicole, svariati interventi televisivi, spot pubblicitari e radiofonici, Tognazzi si dimostra sin dall’inizio una maschera istrionica e opportunista, in grado di rendere iconico lo scivolone avvenuto in diretta dalla Scala del presidente della repubblica Giovanni Gronchi, avvenuto durante la serata in onore del generale De Gaulle, causato da un errore del valletto che sbagliò i tempi nell’accostare la sedia.

    Cosa fece Tognazzi?

    Riprese a botta calda l’avvenimento nella rubrica dedicata alla posta degli spettatori e diede vita dopo poco tempo al programma con Raimondo Vianello, “Un, due, tre” andato in onda dal 1954 al 1959.

    Tognazzi: l’attore dietro il ragioniere

    Pantomime e operette componevano il passatempo di Tognazzi sin da bambino, ma per iniziare a considerare un futuro da attore bisognerà attendere la fine della seconda guerra mondiale. Ebbe un esordio nel mondo del lavoro da ragionere sino allo scoppio del conflitto, durante il quale si dedica a organizzare spettacoli di varietà per i commilitoni.

    È il 1945 quando si trasferisce a Milano, scritturato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris e inizia a lavorare agli spettacoli che lo porteranno, cinque anni dopo all’esordio cinematografico in “I cadetti di Guascogna” di Mario Mattoli insieme a Walter Chiari.

    Nel 1954 debutta nel varietà “Un due tre” in Rai, insieme all’amico Raimondo Vianello, dove rimase sino al 1959 per poi vestire appieno i panni della commedia all’italiana negli anni Sessanta.

    Ugo Tognazzi regista

    Tra i protagonisti di capolavori come le trilogia di “Amici miei” e de “Il vizietto”, “La voglia matta” a “I mostri”, passando per “Straziami ma di baci saziami” e “Venga a prendere il caffè da noi”, la vita e la carriera di Tognazzi hanno visto anche momenti drammatici, basti pensare a “La Califfa” e a “Questa specie di amore”, entrambi diretti da Alberto Bevilacqua. 

    E momenti di grande lavoro e ispirazione che infatti hanno portato Tognazzi a debuttare come regista nel 1961 con “Il mantenuto”, fino a “I viaggiatori della sera” del 1979.

    Ugo Tognazzi: dietro la maschera

    Una scena in “La voglia matta” di Dino Risi (1963)

    Molto amico di Vittorio Gassman e Paolo Villaggio, l’interprete ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera: vinse 3 David di Donatello come miglior attore, al Festival di Cannes 1981 vinse come miglior attore protagonista nel film “La tragedia di un uomo ridicolo”, 1 Golden Globe, 2 Grolle d’oro e 4 Nastri d’argento.

    Oltre all successo, Ugo Tognazzi ebbe tre compagne e quattro figli: Ricky, Thomas, Gianmarco e Maria Sole. Tutti figli d’arte, che oggi sono attori, registi o produttori di successo. Tanti nipoti e una grande trainante passione: la cucina.

    Quando i cooking show non erano neanche lontanamente immaginabili, Tognazzi era l’icona della creatività sul palco e in cucina. La cucina per lui era arte esattamente come lo era il cinema: bisogna aspettare l’ispirazione che permette di servire in tavola qualcosa di nuovo e appetitoso.

    Io ho il vizio del fornello, sono malato di spaghettite

    Ugo Tognazzi

    Tognazzi non cucinava cose semplici, ma la tavola diventava un palco e gli ospiti diventavano il pubblico da intrattenere. I figli raccontano i pasti singolari e le tappe principali della vita del padre nel film “La voglia matta di vivere” di Ricky Tognazzi.

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